Nel bel mezzo del chiasso mediatico di queste ore, cerco di intrufolarmi con una libera riflessione sulla natura della nostra struttura interiore, per distrarci un po’ e stimolare la ricerca di nuovi approdi di senso.
La nostra esperienza soggettiva si impernia su delle istanze fondamentali, che corrono lungo un asse in continuo movimento tra natura e cultura.
Sfruttando una buona analogia informatica (ispirata al modello HIP), da una parte ci sarà il cervello, l’hardware, dall’altra la mente, il software.
Il software-mente però, è un complesso sistema operativo open-source, dove tutti mettono le mani. Il pensiero dunque, è sempre un prodotto collettivo. Ed è pure collettivo il modo con cui si interpreta la propria interiorità.
Ma se per la “community” il nostro essere è un prodotto della mente, come sarà programmato il nostro sistema operativo? Troverà posto il “sonatore” del Paleari?