La nuova industria necessita di lavoratori disposti a metter in gioco il proprio talento, integralmente. Ma la volontà di spendere le proprie attitudini ed il proprio potenziale umano nel lavoro, soprattutto in ambito aziendale, può nascere solo da una determinata visione culturale e da una determinata predisposizione psicologica. Ovvero, quella di considerare il lavoro come mezzo per la piena realizzazione della persona. Ma non è forse irrazionale e discriminatorio pensare che tutti possano e vogliano condividere questa prospettiva? Dunque, tutte quelle persone che legittimamente vorranno continuare a considerare il lavoro come semplice mezzo di sussistenza, magari svolgendolo comunque in modo eccellente, come si confronteranno con questi nuovi standard valoriali imposti dal mercato del lavoro moderno?